24 agosto 2025 - Domenica prima del Martirio

Omelie festive

Matteo 18,1-10


1. L'importanza dell'esemplarità

Un vecchio e un bambino sono i protagonisti della Scrittura di questa domenica.
Viene in mente la canzone di Guccini, “il vecchio e il bambino”;
come anche la bella profezia di Gioele: “Dopo questo, io effonderò il mio spirito
sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli le vostre figlie;
i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni.” (3,1).
La prima lettura (Secondo Libro dei Maccabei 6,1-2.18-28)
racconta della feroce persecuzione degli ellenisti dominatori,
nei confronti degli ebrei circa centosessant’anni prima di Cristo.
Il vecchio scriba Eleazaro è una figura nota e stimata dai concittadini,
convertire lui avrebbe fatto vacillare la fede di molti.
Egli ne è cosciente e sceglie il martirio. Interessante la motivazione:
essere d’esempio per i giovani, per le future generazioni.
Chi di voi è anziano, e magari nonno, farebbe bene a rileggere
le catechesi di Papa Francesco sulla figura dell’anziano, del nonno.
La lettura biblica ci vuole ricordare l’importanza dell’esemplarità
verso le nuove generazioni che l’adulto, l’anziano deve sostenere.
Sottesa sta l’idea che l’anziano è il saggio o meglio dovrebbe esserlo.
Nessun giovane ascolterà mai un anziano, particolarmente un parente,
se il suo atteggiamento è ripetitivamente lamentoso,
pieno di discorsi che rimandano alle varie patologie che lo affliggono.
Anche noi, come Eleazaro siamo chiamati a mostrare
come sia appagante aver trascorso una vita secondo il Vangelo.
Solo il fascino di una vita compiuta, che pure ha conosciuto momenti drammatici,
e non il lamento, può affascinare e conquistare alla fede e alla vita virtuosa un giovane di oggi,
facendogli alzare gli occhi dallo smartphone, senza timore del mondo reale.

2. La vita è un pellegrinaggio

Solo così sarà possibile restituire a questa vita la sua giusta dimensione di pellegrinaggio
e non di dimora definitiva, come ci ricorda la seconda lettura (Lettera ai Corinzi 4,17-5,10).
Questo potrà generare speranza di futuro anche a chi non l’ha.
La concentrazione su questa nostra esistenza come l’unica che abbiamo nel viaggio verso il nulla,
la personale estinzione, reca con sé danni ingenti, come la spasmodica ricerca
di un’impossibile eterna giovinezza e la disperazione quale compagna degli anni che passano.

3. L'esemplarità dei 'piccoli'

Il Vangelo secondo Matteo ci riporta il quarto discorso di Gesù dei cinque là riprodotti dall’evangelista.
Si tratta del discorso alla comunità cristiana, alla Chiesa. Il brano offre due spunti interessanti.
A fronte della domanda dei discepoli su chi è il più grande nel Regno di Cristo,
egli pone come esempio il bambino, che nell’ebraismo di allora
indicava una creatura ultima nella scala sociale.
Quindi sono stigmatizzati l’orgoglio e l’autoesaltazione
a favore dell’abbandono fiducioso in Dio.
Nel prosieguo del brano la parola bambino lascia il posto al termine ‘i piccoli’. Non sono sinonimi.
In Matteo ‘i piccoli’ sono coloro che il mondo non considera
e nel contempo sono coloro che hanno una fede vacillante che non va scandalizzata.
Per questo non vanno creati ostacoli morali da parte dei credenti al loro cammino di fede.
La gravità di questo fatto è indicata nelle dure parole di Gesù con la metafora delle rimozioni
di quelle parti del corpo con cui si è generato scandalo. 
 

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