L'assistevano con i loro bene

Professioni di fede

La fede delle donne a servizio di Gesù


Il Signore si comportava come un missionario, predicando in pubblico ed in privato,
nelle sinagoghe e nelle case, e confermando le sue parole con miracoli; la gente accorreva da
lui attratta, non solo dai suoi insegnamenti, ma più dall’utilità immediata dei segni.
Gesù è un viandante instancabile: passa attraverso le località grandi e piccole.
Lo accompagnano gli apostoli, che lui ha scelto personalmente: il primo nucleo del popolo
di Dio.
Oltre i dodici, c’era tra i discepoli la presenza delle donne: una piccola comunità itinerante, che serve da modello.
È il piccolo gregge, l’inizio di quella che sarà la Chiesa, composta di uomini e donne, e
tutti chiamati e impegnati nel servizio di diffondere la parola della Buona Notizia nel mondo.
Queste donne - accompagnatrici, collaboratrici, benefattrici
di Gesù - svolgono un’azione assistenziale:
mettono a disposizione i loro beni e il loro lavoro.
Hanno sperimentato la cura (e il perdono) che lui ha avuto
per loro: si sono sentite amate, perciò lo amano.
Manifestano l’amore servendolo, liberandolo dalle sue necessità. È un amore (e una fede)
più di fatti che di le parole.
Il loro spirito di servizio le porterà fino ai piedi della croce e davanti al sepolcro e diventeranno le prime testimoni del Risorto.
Questi sono i primi cristiani:
ascoltano Gesù e stanno con lui.
Questa è la qualifica più bella e profonda del discepolo:
sottolinea l’aspetto personale d’amore
che lega il discepolo al suo Maestro.
Attraverso l’annuncio della parola e i miracoli di Gesù, la gente fa esperienza della bontà,
della misericordia e della grazia di Dio nei loro riguardi.
Nel regno di Dio tutti sono chiamati a vivere liberi dalla paura di Dio, dalle reciproche inimicizie e da ogni forma di male.
In ogni modo, il fatto che alcune donne siano seguaci di Gesù, è rivoluzionario e abnorme
rispetto al modello sociale del suo ambiente.
Ha scritto San Giovanni Paolo II: “Questo credo che sia il passo che noi dobbiamo fare con
forza: la donna è l’immagine della Chiesa che è donna, è sposa, è madre. Uno stile. Senza questo
stile parleremmo del popolo di Dio ma come organizzazione, forse sindacale, ma non come famiglia partorita dalla madre Chiesa (…) Si tratta di integrare la donna come figura della Chiesa nel
nostro pensiero. E pensare anche la Chiesa con le categorie di una donna”.

 

Esci Home