Matteo 1,20b-24b
1. Il peccato 'delle origini'
Eziologia metastorica, così gli studiosi della Bibbia
chiamano i primi 11 capitoli del libro della Genesi.
E’ un tentativo di cercare le cause del dolore, della fatica del lavoro,
della relazione con il creato e con gli altri, del perché della morte,
retroproiettandole in un passato mitico,
che in realtà cerca di capire la storia di sempre,
soprattutto nei suoi lati oscuri.
Il mito non è una favola,
ma un modo antico per accostarsi al mistero di Dio e dell’uomo.
Oggi leggiamo il famoso capitolo sul peccato delle origini. (Gen 3, 1-20).
Esso è descritto come la violazione della proibizione
di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male.
E’ il mistero della libertà umana, delle nostre scelte morali
che si emancipano dalla parola di Dio,
per ascoltare le suggestioni mondane (il serpente),
che sanno mutare il male in bene.
“Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene” (Is 5,20).
“Uomo dove sei?”.
La domanda è rivolta anche a noi, afflitti da relazioni fragili,
ecosistema deturpato, violenza e guerre (164 nel mondo).
Senza una vera fraternità, che sa superare le barriere
etniche, religiose ed economiche, il serpente miete vittime anche oggi.
La lotta tra bene e male è simboleggiata dal continuo confronto
tra il serpente e la stirpe della donna.
E’ la quotidiana lotta che dobbiamo ingaggiare
per mantenerci retti, giusti, coerenti,
rispettosi della legalità, in una parola: umani.
2. Discernere il bene dal male
La seconda lettura (Rom 5, 18-21)
ci ricorda che questa condizione conflittuale
che abita l’uomo è vinta in Cristo.
Il destino dell’umanità non è tragico,
perché la misericordia di Dio supera il peccato.
Il Vangelo secondo Matteo si ricollega al tema della stirpe della donna
che schiaccia la testa all’antico serpente seduttore.
Il nome Gesù, infatti, significa “Dio salva”.
Tutto questo accade perché Dio è fedele alle sue promesse,
contrariamente all’uomo, Dio è affidabile.
Come Giuseppe anche noi siamo chiamati a sognare un mondo migliore,
dove la Parola di Dio risuona nei cuori.
Per 365 volte, una al giorno,
nella Bibbia risuona, con termini diversi, l’invito a non temere.
Abbracciamo dunque con coraggio l’albero che è la nostra vita,
impariamo a discernere il bene e il male,
opponendoci a quest’ultimo con coraggio, a partire da noi stessi.