Dì soltanto una parola

Professioni di fede

La fede del centurione


A messa, prima della comunione, noi ripetiamo la confessione di fede di un centurione (comandante di una centuria), pronunciata da uno che veniva dal paganesimo.
Quando la esprime per la prima volta, Gesù vi scopre una fede che ancora non ha trovato
altrove. A Gesù non ha chiesto nulla per sé, ma per il suo servo, che “sta molto male e soffre
terribilmente”.
Dietro questo atteggiamento comune tra la gente nei confronti di Gesù, c’è la convinzione che non era necessario chiedere specificamente le cose. Bastava esporre il problema e Lui
avrebbe fatto il resto: fiducia totale!
Gesù manifesta la sua immediata disponibilità: “Verrò e lo curerò”. Il centurione non si
aspettava un gesto così generoso! Come ‘capo’, pensava che Gesù comandasse anche a distanza sulle potenze del male. Lo considerava come un generale celeste che può comandare ai suoi
angeli, come lui faceva coi suoi sottoposti.
È la prima volta nei sinottici che un uomo intuisce la personalità divina di Gesù. Per questo
il centurione può fare a meno dei riti di guarigione ebraici e pagani, per affidarsi solo alla parola di Dio, efficace e trasformatrice.
Signore – fu la sua richiesta – io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; ma dì solo
una parola e il mio servo sarà guarito”.
Il miracolo è un segno dell’amore di Dio che interviene
a nostro favore, perché è sensibile al nostro male.
Egli ci dona tutto e soprattutto se stesso,
ma aspetta che glielo chiediamo con fede.
La grande fede del centurione rende manifesta la mancanza di fede in Israele. La semplice
appartenenza anagrafica al popolo di Dio non garantisce a la salvezza. E la fede si manifesta
nelle opere.
Ebbene un centurione, che era pagano, dimostra di credere
senza esitazione nel potere della parola di Dio.
La stessa fede nella parola di Dio permette al Signore di agire oggi in noi.
Nei secoli passati l’azione missionaria era svolta con l’idea che fuori dalla Chiesa non ci
fosse altro che vuoto ed errore. In realtà la grazia di Dio lavora da sempre in modo invisibile nei
cuori di tutti gli uomini, come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II.
Il Signore prepara in tutti il terreno per l’eventuale nascita di una fede personale e libera.
Riconoscere nei non cristiani tutto ciò che in loro si accorda col vangelo è già disporli a incontrare Cristo.
 

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