25 maggio 2025 - VI Domenica di Pasqua

Omelie festive

Giovanni 16,12-22


1. La missione di Paolo: portare il Vangelo ai pagani

Il brano scelto come prima lettura della VI domenica di Pasqua (Atti 21,40b-22,22)
vede Paolo arrestato dai romani a Gerusalemme,
per strapparlo alla furia della folla
che lo accusava di aver profanato il Tempio.
Prima di entrare nella caserma romana, sui gradini,
l’apostolo si rivolge alla folla e narra la sua personale conversione,
con il famoso episodio del folgorante incontro con il Cristo sulla via di Damasco.
Paolo racconta anche il suo dramma interiore:
ha perseguitato e ucciso molti cristiani prima di essere cristiano lui stesso.
Teme di non essere accettato.
Una misteriosa voce glielo conferma: la sua missione non è a Gerusalemme.
Che cosa allora lo convince?
Che cosa lo rilancia sulla via della missione e dell’evangelizzazione?
In Cristo anche la vita più abietta, caduta in basso nel gorgo oscuro del male può mutare.
L’uomo nei suoi giudizi è implacabile, Dio perdona, rigenera.
E così Paolo da persecutore diventa perseguitato,
ma finalmente comprende la sua missione: portare il Vangelo ai pagani
e a questo, anche da prigioniero, si dedicherà sino alla fine.

2. Gesù, sacerdote e vittima

Di autore anonimo, profondo conoscitore del mondo giudaico,
è la Lettera agli Ebrei (7,17-26).
Il testo argomenta circa la diversità del sacerdozio di Gesù
rispetto a quello dei sacerdoti giudaici.
Gesù con il sacrificio di se stesso è sacerdote e sacrificio nel contempo.
Con il dono di sé vanifica ogni altro culto.
A noi il compito di imitarlo.
Come dice Paolo ai Romani (c. 12): il vero culto gradito a Dio è il dono di noi stessi.

3. Il travaglio della storia e nostro

Ed ecco il Vangelo secondo Giovanni, che ci accompagna in questo tempo di Pasqua.
Siamo nel grande discorso agli apostoli, che Gesù tiene durante la cena d’addio.
Egli è consapevole che la morte, come per ognuno di noi, tronca la comunicazione,
specie se vi sono ancora dei non detti importanti.
Ecco perché introduce la figura dello Spirito Santo
che farà comprendere il ‘peso’ (gloria in ebraico)
che Gesù ha avuto ed ha nella vicenda umana.
La pericope evangelica si chiude con un’immagine piena di speranza e tenerezza:
il parto della donna è certamente doloroso, e così è la vicenda umana,
ma quando il bimbo nasce la donna è piena di gioia.
Il travaglio della storia, degli universi, il nostro travaglio personale
non si compirà nella disfatta
e nella rottura di ogni nostro anelito di vita buona, felice,
bensì nella gioia della nascita di un uomo nuovo in Cristo.
Questo noi speriamo nella fiducia in Gesù. 
 

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