4 maggio 2025 - III Domenica di Pasqua

Omelie festive

Giovanni 8,12-19


1. Gesù, l'unico nome in cui c'è salvezza

Il grande tema dei cinquanta giorni, che la liturgia chiama “Tempo di Pasqua” è la testimonianza.
Gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, sono il testo adatto per questa riflessione.
Il vero protagonista della testimonianza cristiana è lo Spirito Santo.
Il brano che oggi leggiamo (Atti 28,16-28) è l’ultimo capito del testo lucano.
Paolo è a Roma, poiché perseguitato in patria dai Giudei,
e seppur dichiarato, per tre volte, (come Gesù) innocente dalle autorità romane,
si appella a Cesare per sfuggire alle trame omicide dei suoi avversari,
ma anche per visitare la comunità cristiana romana, che già da vent’anni esisteva.
Per due anni potrà predicare con franchezza in Roma, dove si trovava “agli arresti domiciliari”.
Poi sarà decapitato. Ma quest’ultima vicenda la sappiamo dagli storici.
Gli Atti non hanno intenzione di raccontarci semplicemente le vicende di Pietro, Stefano
diacono protomartire e Paolo, quanto l’affrancamento del cristianesimo dal giudaismo,
con il quale continua a condividere le Scritture, e spiegare la motivazione
per cui questo è avvenuto: il pervicace rifiuto di Gesù come Messia di Israele
e unico Nome nel quale sia data salvezza per tutti.

2. Rendere il Vangelo sempre 'attuale'

Paolo, come dice la seconda lettura (Romani 1,1-16b), si dichiara apostolo
“per suscitare l’obbedienza della fede a tutte le genti”.
Ora, tocca a noi portare avanti la storia degli Atti degli Apostoli,
cioè comprendere bene la novità portata da Cristo nella vita degli uomini,
discernere il tempo presente, la vita della società e delle nostre comunità cristiane in essa,
al fine di rendere sempre più attuale e vivo l’annuncio del Vangelo.
Quali sono a livello parrocchiale quelle realtà, iniziative, strutture che sono obsolete,
quali cose dobbiamo modificare, abbandonare, quali eventi potenziare, quali vie percorrere?
Il cammino della sinodalità, del camminare insieme proposto da Papa Francesco va in questa linea.
Tutto ciò va deciso insieme, nella preghiera, nella condivisione all’interno degli organismi
di partecipazione laicale (Consiglio Pastorale con le sue commissioni, Consiglio
per gli Affari economici, Consiglio dell’oratorio), ma anche con tutti gli operatori pastorali
e il coinvolgimento dell’intera comunità. Per gradi dunque, ma con decisione.

3. L'amore vero è gratuito, puro affidamento...

Il Vangelo secondo Giovanni ci ricorda che Gesù è il nostro faro, la nostra luce.
Egli con la sua resurrezione non ha cambiato la drammaticità del vivere,
ma ha fatto luce, ci ha consegnato un modo diverso di guardare la vita,
anche e soprattutto quando va male.
Nel mondo ebraico, per dare una testimonianza vera, in tribunale e fuori, occorrono due testimoni.
Ecco perché Gesù cita il Padre suo e nostro come testimone.
Gesù parla di conoscenza di lui e tramite lui del Padre.
Ora nella mente e nel linguaggio dell’ebreo Gesù, il verbo conoscere
non indica il semplice apprendimento concettuale, occasionale o comunque una frequentazione
regolare, quanto un vissuto di condivisione, intimità, tipico dell’amore di coppia.
Conoscere Dio è amare Dio, amarlo anche senza nulla in cambio, semplicemente fidandoci di Lui
nella buona e nella cattiva sorte, sapendo che l’ultima parola su di noi non sarà: “tragedia”.
E qui mi sovviene la domanda che Satana rivolge a Dio nel libro di Giobbe: “Forse Giobbe teme Dio
per nulla?”, cioè gratuitamente, senza ricompensa, senza che la vita gli vada bene?
E’ possibile anche per noi, per me, per te, amare Dio senza la pretesa di strappargli grazie,
senza rimproverarlo delle nostre disgrazie, in puro affidamento? 
 

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