Marco 1,1-8
1. Annuncio dei tempi nuovi
Siamo nel tempo di Avvento, tempo pedagogico che,
sul fondamento del mistero dell’Incarnazione di Cristo, ci prepara alla sua seconda venuta,
esortandoci a vigilare, a non assopirci a perseverare.
Apre la liturgia della Parola il profeta Isaia con un oracolo che si riferisce al giorno del Signore,
quando si manifesterà e giudicherà le nazioni.
Qui si tratta dell’Egitto. Decodifichiamo l’oracolo.
L’Egitto è simbolo della terra di schiavitù e oppressione.
Ogni parola che va contro il potere costituito significa morte.
Ebbene lì si parlerà la lingua della Terra promessa (Canaan, terra della porpora),
cioè si diffonderà la Parola di Dio in cinque città, simbolo di totalità. Dio purificherà l’Egitto.
Chi entrerà nel paese vedrà la stele in onore del Signore e comprenderà che è sotto la sua protezione.
Anziché barriere, confini, muri una strada libera collegherà nazioni fino ad allora nemiche.
La pace è vista come un poter camminare insieme su una strada sicura,
non infestata da briganti o schegge impazzite di guerriglia,
non ostruita dall’ostinazione e dalla protervia degli uomini.
Finalmente si parlerà una lingua comune, sarà possibile il dialogo, l’unità nella diversità.
2. È annunciata e offerta la salvezza
Nella seconda lettura Paolo ringrazia il Signore perché l’ha reso degno di annunciare
che, in Cristo, nella sua incarnazione si è finalmente manifestato il progetto di Dio sull’umanità.
Chiede però di non scandalizzarsi della sua condizione di prigioniero.
Essa non è in contraddizione con il messaggio salvifico che annuncia.
Il Regno di Dio è seme, lievito e raduna un piccolo gregge. Non è realtà clamorosa e mondana,
ma come il seme e il lievito cresce e fermenta tutta la pasta.
Non dobbiamo dunque giudicare il Vangelo di Gesù dal seguito plebiscitario della gente,
né scoraggiarci per le fatiche della chiesa.
Anzi, mantenerci fedeli ed essere onorati del dono del nostro Battesimo,
anche quando chiede il coraggio della testimonianza in un mondo avverso.
3. Avvento: tempo di conversione
Il Vangelo presenta l’inizio del Vangelo secondo Marco.
Egli espone la tesi del suo scritto: Gesù Cristo è il Figlio di Dio.
La riprenderà, come inclusione, nell’ultimo capitolo
per bocca del centurione romano di fronte a Gesù morente in croce.
Si introduce la figura di Giovanni Battista il cui Battesimo
era simbolo di un desiderio di cambiamento in chi lo riceveva.
Il rito di immersione nell’acqua rendeva esplicito tutto questo.
L’abbigliamento del Battista e la dieta era tipica del profeta errante.
Citando il rito dello scioglimento del legaccio del sandalo egli si proclama discepolo
e non maestro di Gesù, con il quale il rito battesimale cambia radicalmente.
Il dono dello Spirito Santo, infatti, rende forti contro il male e il maligno.
Ritorna l’immagine della vita come una via,
una strada da percorrere, che talvolta perde la sua linearità.
È il tema della conversione, che parte dall’accettare con umiltà le nostre fragilità, difetti e peccati,
confessandoli e consegnandoli alla misericordia di Dio e dei fratelli.