Gratitudine

RIFLESSIONI

Domenica 01 gennaio 2023 - Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore


 Nella periferia di New York, verso Manhattan, su un’insegna gigantesca c'è la scritta “GRATTITUDE”. Le 2T sono un errore o una provocazione? Familiarmente si usa per rimproverare quando non si è “riconoscenti” nei due sensi della parola: dire grazie e “riconoscere” la preziosità dentro la realtà. 
In italiano “grattitudine” diventa “l’attitudine al grazie”: come galateo, ma più ancora come riconoscimento del valore di parole, gesti, presenze che ci sono offerti. 
L’opposto è quella scontentezza che fa rodere così che “grattitudine” rischia di scivolare tristemente nell’attitudine a 'grattare' nel senso di rubare o fare la cresta, per cercare il male sotto, per rovinare con invidia e gelosia, per fare male se non è come dico io, nell’attitudine al “gratta e vinci” per ottenere senza fatica, ma così si vive con l’ansia che qualcuno ci gratti le nostre cose o a grattarsi per noia o per scongiurare i fantasmi del peggio oppure perché si diventa allergici a tutto e tutti, ma poi si finisce per... grattare il fondo del barile. 
Il Re Erode... rode, il Re Magio invece gode. L’attitudine al grazie è il dono prezioso dei Re Magi per noi, nelle dimensioni che indicano il bello, il buono, il vero. 
L’oro del bello. Facile da capire, ma difficile da vivere: non vediamo il positivo dentro di noi e intorno a noi.
L’incenso del buono. Come la resina molto dura si scioglie con il calore diventando profumo che riempie l’ambiente, così i nostri gesti di bontà più quotidiani (l’amore, la premura, la pazienza) sciolgono tanti nodi duri; e tutto l’ambiente acquista un sapore diverso. 
La mirra richiama il vero. Il vero si scopre solo nella capacità di farsi domande, di andare oltre lo scontato, le apparenze e i pregiudizi. La mirra è una resina densa, molto rara, con qualità curative e capacità di conservazione da ogni putridume. Il vero non scade né si corrode. 
La “grattitudine” come attitudine al bello, al buono, al vero, è parola che si fa carne nella quotidianità. 
L’attitudine a grattare genera scontentezza, come in Re Erode, l’attitudine al grazie vede doni, gusta amore, genera premura, come nei Magi, perché “riconosce” il bello, il buono, il vero. 
Passato il Natale, all’inizio di un nuovo anno, ci resti la cospirazione d’amore che ci chiede di essere “riconoscenti” cioè di avere la forza e la voglia e la gioia di riconoscerla invece che stare sempre e solo a lamentarci e ad accusare. 
Per ogni sorriso c’è chi rode e chi gode: tutto sta a come si vuole vivere la “grattitudine”.

 

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