Domenica 16 novembre 2025 • Prima domenica di Avvento
Dopo l’ascolto di questa Parola rischiamo di chiuderci in una apparente delusione: anche Dio mi racconta di negatività, di quello che sento e vedo tutti i giorni? Perchè non mi dona una Parola nuova?
Ecco perchè si rinnova un anno liturgico. Si rinnova non perchè dobbiamo celebrare ancora le stesse cose come ogni anno, no. Si rinnova perchè Dio non smette di dare una Parola di vita al nostro tempo che continuamente cambia. I Misteri che rinnoviamo nelle celebrazioni liturgiche non sono mai gli stessi, perché la nostra storia cambia e così cambia anche il messaggio che Dio ci vuole donare.
Entriamo quindi in questo tempo di Avvento invitati a riscoprire la nostra originalità e a compiere con la Chiesa gli ultimi passi del Giubileo della Speranza. La Parola che abbiamo spezzato non desidera donarci un quadro nefasto. Piuttosto è quadro realistico, che parla cioè ad ogni tempo dell’uomo e ad ogni età dell’uomo. Mentre i discepoli sono persuasi che un edificio può durare per sempre, Gesù invece invita a leggere diversamente il tempo. Nella nostra vita capiteranno momenti positivi, certo, ma anche momenti negativi, e lo sappiamo. Non solo: non sempre le nostre scelte saranno capite, comprese. Capita a tutti, capiterà ancora. Non solo: quante volte il mondo ci propone modelli, esempi da seguire, mode affascinanti… tutti e tanti idoli di falsa felicità, che alla fine mi danno qualcosa, ma non quello che cerco, il bene vero che cerco, che non è solo un benessere fisico o morale, non è solo un benessere di coscienza… io cerco un bene che dia senso vero alla mia vita.
Tanti, troppi evitano di ascoltare questa ricerca, perché si ha paura della verità, si ha paura di scoprirsi nudi, come Adamo davanti a Dio dopo aver mangiato il frutto dell’albero del giardino. Eppure Dio ci ha donato un organo che è sempre aperto, sempre vigile, capace di guardare oltre la superficie delle cose: gli occhi. Gli occhi non sono solo “l’organo della vista”, gli occhi possono esprimere quello che viviamo dentro di noi, senza troppi giri di parole. Gli occhi narrano, raccontano quello che siamo e narrano anche la nostra ricerca! Sì l’uomo è chiamato sempre a una ricerca, la ricerca di quella verità che lo può rendere felice! Non solo: l’uomo è chiamato a cercare la verità che rende felice il prossimo. Insomma negli occhi si esprime la nostra chiamata ad aprirci sempre a quella speranza che per noi è Gesù e in Lui essere speranza per l’umanità.
Capiamo allora il senso di questa prima domenica di Avvento. Il Signore ci chiama sempre a cogliere la sua presenza viva, anche quando sembra distante. Il Signore ci chiama e ci invita a tenere vivo il desiderio di incontrarlo e vederlo un giorno e nell’oggi di imparare a cogliere la sua presenza di luce nei gesti e nella vita di ogni girono. I nostri occhi ci possono aiutare a leggere in profondità quello che viviamo, a saper cogliere quel messaggio che la Parola ci vuole dire e narrare attraverso la pagina sacra della nostra vita. Ed ecco perchè sostiamo in preghiera, perchè nutriamo i nostri sensi, la nostra corporeità dei segni sacri: perchè è questa corporeità la pagina di storia in cui oggi il Figlio di Dio desidera parlare a me.
Siamo originali se riscopriamo il senso profondo che il Padre nel Figlio ha iscritto nella nostra storia. La nostra originalità non sta nelle capacità, ma nel desiderio di quella verità che pone la certezza non nelle forze personali, ma in colui che è la nostra speranza e forza: Gesù. Apriamo gli occhi del cuore a cogliere ogni giorno la sua venuta nella nostra vita, apriamo i nostri occhi perchè impariamo a essere noi un segno di speranza e della Sua Luce per questa umanità.