Lettera di Avvento 2025
Carissimi,
forse questa frase di san Giovanni, tratta dal prologo al suo Vangelo, vi sembrerà astratta e lontana dalla concretezza della vita quotidiana.
Forse. Perché, in realtà, non lo è. Almeno nella mente di Giovanni e di chi, come lui, vuole essere discepolo che sa di essere amato dall’Amore.
L’Evangelista, con parole efficacissime, ricorda che tutto ciò che è nell’esistenza, che ha avuto ed ha storia (anche la nostra vita personale) è stato pensato secondo quel progetto che è la Parola di Dio e che si è fatta carne, assumendo il nome di Gesù di Nazareth.
Tutto è stato pensato, ideato, progettato in Gesù.
Lui è la “forma originaria” e sorgiva nella quale tutto ha preso consistenza ed attuazione.
San Francesco, avendolo intuito, scrisse, ottocento anni fa, il Cantico delle Creature, insegnandoci a vedere l’azione della Parola creatrice di Dio in tutto ciò che ci circonda e che, quotidianamente, tocca la nostra vita.
Così in noi rimane un’attesa di compimento che non trova soddisfazione in ciò che è effimero o penultimo, ma da Chi si presenta come Ultimo e Definitivo, Inizio e Fine, Alfa ed Omega (Ap 1,8). L’Atteso colma l’attesa.
Ma è vero anche che l’Atteso rende consapevoli dell’attesa e di ciò che manca. Ne facciamo l’esperienza concreta.
Quante volte, nella ricerca di qualcosa di cui abbiamo solo una vaga idea, vedendo un preciso oggetto esclamiamo: “Ecco quello che cercavo!
È proprio come me lo immaginavo! È esattamente quello che cerco!”. È l’oggetto trovato che rende consapevoli di quello che effettivamente si cercava.
Non so se sto confondendo le idee o se si intravede come sia vero, a livello spirituale, che l’incontro con Gesù porta a riconoscere che proprio Lui si stava cercando o attendendo come risposta ad una domanda di senso o come pace serena per una inquietudine.
L’incontro profondo con Gesù, la familiarità con Lui, la sua conoscenza non superficiale fanno emergere, tra le altre, l’attesa di Lui che è già dentro di noi, “perché Tu ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te” (S. Agostino, Le confessioni, I,1).
Ecco, dunque, come vivere l’Avvento che inizia: nel desiderio di stare con il Signore, di incontrarlo per incontrare l’anelito alla Vita, alla Salute (la Salvezza), all’Amore vero che è in ciascuno. La sete di Lui è la sete di vita che da sempre ci abita.
Tra le attese, l’Attesa.
“L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal. 42(41),3).
Con Lui, i giorni dell’Avvento saranno la gioiosa conferma che l’attesa vissuta non è solo per un dono che verrà ma che è già nostro. Ed impreziosisce la vita.
vi benedico.