Per un tempo di Speranza

Su ali d'aquila

Processione della Madonna Addolorata a Oltrona di S. Mamette


  1. Concludiamo questa serata di preghiera ringraziando il Signore per un tempo come quello che abbiamo vissuto. La processione, un cammino lento scandito da preghiere, canti, momenti di silenzi, ci aiuta a dare un tono diverso al nostro tempo, o meglio ci pone questa domanda: come stiamo vivendo il nostro tempo? Siamo sempre di corsa, affannati e rischiamo molte volte di perdere il sapore della nostra umanità. Non è un caso che tanti utilizzano il tempo delle vacanze per vivere cammini e pellegrinaggi: perché crediamo di usare il tempo libero per riprenderci quella umanità che rischia di essere inghiottita dal progresso del fare. La devozione popolare, invece, ci invita a un passo diverso: saper dare una nuova forma al tempo, che non mette da parte l’agire, ma sappia cogliere l’azione di Dio il settimo giorno, Dio si riposò, cioè sostò per rileggere e rilanciare il suo agire, perché non diventasse un agire solitario, ma della comunione.
  2. Quante volte Maria ha sostato nel suo cammino? Penso tante. I vangeli ci parlano di alcune soste significative. Soste che hanno sempre determinato la sua identità, imparando quell’atteggiamento di Gesù che Paolo narra nella lettera ai Filippesi, a svuotare sé stessa, per lasciare spazio al modo con la quale Dio legge e da sapore agli eventi. La sosta del dolore per Maria non è solo la sua sosta. Maria diventa porta della speranza che invita a saper dare sapore alle nostre vite sempre. Il dolore ci porta quella domanda del perché non abbiamo valorizzato alcuni tempi. La nostra fede, invece, ci invita a saper avere quel passo coraggioso che Gesù compie quel giorno nel dolore lancinante della sua passione: accogli questo discepolo, questi figli come tuoi. Gesù non smette di compiere gesti creativi e di vita, vita che Maria accoglie nel silenzio e nel dolore, grido di vita che diventa il grido di una madre non più che perde un figlio, ma quel grido che una mamma vive nel momento del parto. C’è una nuova generazione, una nuova vita. Quante vite di comunione il Signore ci sta preparando e noi le mettiamo da parte. Impariamo il tempo della sosta, il tempo che da sapore alla vita, perchè sia la vita di Gesù!
  3. E’ in questa vita di Gesù che Maria diventa Regina della Pace, regina di quell’amore che non porta rancore, ma che dona e sostiene la vita degli uomini, di tutti gli uomini, anche dei briganti e degli assassini. La fede di Maria diventi la nostra fede: fede che dimora in quell’amore del Signore che desidera che la pace non sia una parola, ma lo stile della vita fraterna che nutre il mondo cominciando dal piccolo. Da Maria invochiamo quindi quella pace che è necessaria perchè sia germe di fraternità tra di noi, nel nostro ministero di Chiesa, e sia segno di quella consolazione e vicinanza di Dio alle ferite degli uomini. C’è una guerra più terribile di tutte le guerre di questo pianeta: la guerra di quella solitudine del cuore che porta in noi il crescere della separazione dal progetto dell’amore di Dio (l’odio) e dai fratelli. Una comunità della pace, dell’ascolto, della fratellanza, una comunità che fa dell’amore di Cristo il suo fondamento, è l’unica che potrà sradicare questo male talmente grande che schiaccia ogni via di bene. Impariamo da Maria l’arte della pace che si nutre dell’amore di Cristo, che nutre il tempo, scandendolo in soste e azioni, volte però sempre a Magnificare il Signore a rendere lode a Lui, nostra autentica speranza nel cammino di questo tempo!
 

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