Parole col cuore
“Ognuno dà quello che ha nel cuore e ognuno riceve con il cuore che ha” (Oscar Wilde). Invece molti pretendono di avere quello che non sanno dare.
“Operatore di ingiustizia” è chi non ammette di aver sbagliato: intelligenza è mettersi sempre in discussione, stupidità è mettere sempre in giudizio solo gli altri.
“Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Bisogna “sforzarsi”, perché non è facile scendere dai trampoli delle nostre pretese e levarsi gli zaini stracolmi delle nostre fissazioni.
Per passare però non basta togliere il “di più”: serve un “plus”.
L’unico modo per passare dalla porta è dilatarsi: se si allarga il cuore, si riconosce la preziosità degli altri; se si allarga la mente, si vede la realtà in modo diverso; se si allarga la visuale, si scorgono nuove prospettive; se si allargano le mani, si accoglie e si abbraccia.
Simpatica questa leggenda orientale. Un uomo chiese a Dio di visitare l’aldilà. Prima visitò l’inferno. C’era un’immensa tavola imbandita con abbondante qualità. Attorno sedevano persone affamate e tristi, perché obbligate a mangiare con posate lunghe due metri. Tentavano di nutrirsi, ma non ci riuscivano e questo generava rabbia, sofferenza, frustrazione.
Giunto in paradiso, restò allibito. La stessa tavola imbandita con le posate lunghe due metri. Però tutti erano allegri e sazi, perché ognuno si divertiva a imboccare gli amici di fronte.
L’inferno è l’ostinazione di non andare oltre se stessi. Il paradiso è riservare il meglio di te a chi è il meglio per te. Quando ci sforziamo di diventare migliori di quanto siamo, anche ciò che ci circonda diventa migliore.
Nella Chiesa, nella società, nelle famiglie, al lavoro tante persone, pur avendo cibo e gli strumenti per mangiarlo, rimangono affamate, acide, tristi, perché non vanno mai oltre se stessi e non colgono l’Altro come dono e opportunità.
Fa venire la pelle d’oca quel “non vi conosco” di Gesù a coloro che danno a quelli che hanno “mangiato il suo pane”, ma poi non sono stati capaci di viverlo e condividerlo.
L’ingresso non è questione di iscrizione o di pratiche, ma è di impegno a dare il meglio di sé giocando a imboccare e farsi imboccare di attenzioni.
Puoi entrare nella porta stretta, allora, solo se capisci che non devi accartocciarti, ma devi aprirti. Ognuno dà quello che ha nel cuore e ognuno riceve con il cuore che ha.