Parole col cuore
La notte dopo aver fatto rapire Lucia, l’Innominato viene preso da inquietudine e angoscia disperata “per una vita divenuta insopportabile”. Pensa di farla finita, portando la pistola alla tempia. Le ore sono interminabili finché all’alba “quel rimbombo non accordato ma consentaneo di varie campane pareva la voce di quei gesti e il supplemento delle parole che non potevano arrivare lassù. Guardava... e gli cresceva in cuore la voglia di saper cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa. Che c’è d’allegro in questo paese? Dove va tutta quella canaglia?”.
La stessa scena la vediamo anche noi la domenica e su cui la liturgia del Corpus Domini ci fa riflettere. “Ma cos’ha per render tanta gente allegra? - commentava l’Innominato - Oh, se le avesse per me le parole che possono consolare!”. Per noi vale lo stesso? L’Innominato giunge così a incontrare il Cardinal Federigo. “Mi viene incontro con fare premuroso e pieno d’affetto a braccia aperte, come con una persona desiderata. Ha uno sguardo penetrante... ma come può essere così accogliente per me?”.
Anche la nostra comunità che si nutre del Corpo di Cristo è ospitale, fraterna, prossima? Quello che narra il romanzo a noi succede davvero a Messa: le campane invitano a un incontro con Dio che offre una rinnovata coscienza di sé e della vita in 3 momenti, 3 parole, 3 dinamiche: Kyrie, Alleluia, Amen.
Kyrie, Signore! È lo stupore del sentirsi accolti. L’accento è sul “Signore”: ci considera più preziosi di quanto noi pensiamo. La sua misericordia non ha paura delle nostre miserie.
Alleluia, Wow! È la riconoscenza per il dono di una parola e di una presenza che dà senso, speranza, forza. La Messa senza fare la comunione è una tristezza: è accettare l’invito da una persona speciale e stare a leggere il menu senza mangiare nulla.
Amen, Ci sto! È la scelta di uno stile. Sentirsi accolti (Kyrie) e riempiti da un dono (Alleluia) porta a diventare ciò che si riceve, artigiani di comunione. Passiamo dai “like” all’Amen, dal “mi piace” al “mi ci gioco”, ci metto la faccia.
Kyrie, Alleluia, Amen più che acclamazioni sono decisioni, specchi in cui guardarsi. Quanto desideriamo incontrare Dio?
“Noi arriviamo spesso a Messa con le nostre preoccupazioni, difficoltà, delusioni, tristezze. Se sei triste o sei giù, fai la Comunione. L’Eucaristia non è un premio per puri e perfetti, ma è una medicina per i malati e un sostegno per i deboli”.
Come l’Innominato possiamo dire: “Ma cos’è questo strano sentimento che mi allarga il cuore togliendomi quella oppressione insostenibile? Mi accoglie per quello che sono! No, non lo merito… Ma com'è liberante questo pianto...! Mi conosco”.