Cielo dentro

Parole col cuore

Parole col cuore


Capisco come si possa guardare la terra ed essere atei, ma fatico a capire come si possa guardare il cielo e non credere in Dio” (Benjamin Franklin, scienziato). Il cielo è lo spazio del mistero, tra giorno o notte, nubi o sereno, con stelle che incantano, pianeti che attirano, galassie sconosciute, voli immaginari e aerei da prendere.
Tutto questo da sempre affascina scienziati, sognatori, filosofi, poeti, musicisti, artisti. Chiunque è incantato dal cielo, forse perché ci assomiglia tanto. Noi siamo come il cielo: l’anima è un universo ribaltato dentro di noi. A pensarci bene, viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma ciascuno ha il suo orizzonte da indicare e in cui invitare. Tale specificità esalta la singolarità di punti di vista e capacità tanto da scoprirsi non solo compatibili ma completanti.
Se Gesù compie la risurrezione ascendendo in cielo, spiazza: sembra andare lontano, ma si scopre il contrario, perché è più intimo a me di me stesso. Il cielo era per Gesù il posto dove poteva essermi più vicino perché non doveva stare sopra, sotto, accanto, davanti o dietro, ma poteva arrivare là dove c’è lo spazio che incanta: “dentro”. Quindi più che “scendere”, è un “ascendere” dentro se stessi che però è un'operazione di risurrezione non facile: “lasciar andare” Gesù in cielo chiede un “lasciarsi andare”: un lasciarsi andare che è darsi il diritto di cieli azzurri.
Andrew Faber, poeta italiano, scrive. “Arriva il momento in cui decidi di lasciare andare le persone in cui avevi riposto sogni e speranze: che facciano le loro scelte, che prendano la loro strada. Arriva il momento di accettare i propri sbagli e di incontrare i propri demoni: ascoltare cosa vogliono, che cosa chiedono, di cosa hanno bisogno per andare via e per non tornare più. Arriva il momento di accettare il dolore e di trasformarlo non in rabbia, non in sete di vendetta, ma in sola verità: in puro desiderio di dolcezza. Arriva il momento in cui fai pace col tuo cuore, che non vuol dire rassegnarsi, ma dedicarsi finalmente quel po’ di libertà, quel po’ di leggerezza. È un piccolo miracolo che ci rende finalmente vivi, finalmente liberi, che porta il nome di consapevolezza”.
Ascendere, con Gesù e come Gesù, è la consapevolezza del cielo in me, dell’infinito in me, del mistero in me, che ha la luminosità delle stelle che sono tanti volti, la magia delle galassie che sono le mie storie, la profondità dei raggi di luce che sono i miei valori, la forza dei venti che sono i doni che ricevo. Il cielo sono io. Se Gesù ascende in cielo è perché ha scoperto che la mia interiorità è proprio bella non solo per visitarla, ma per abitarci. 
Sì, se si guarda la terra in basso o intorno, viene voglia di essere atei, ma se si guarda il cielo, soprattutto in noi, forse lì c’è la motivazione del perché si possa credere in Dio.
 

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