Città a misura d'uomo

Parole col cuore

Parole col cuore


Giuliana Coen, espulsa dalla scuola perché ebrea, è privatista alla maturità. Entrata in classe il professore la manda in un angolo, dove ci sono banchi isolati. Un alunno dalla pelle mulatta chiede perché alcuni stanno a parte.
Il prof li qualifica “privatisti”. Ma lui ribatte: “Se è per la razza, nemmeno io sono ariano. Perciò, col suo permesso…”. Col banco va in fondo vicino agli isolati. Uno per volta, tutti si spostano, staccati dalla cattedra, vicini agli esclusi
L’insegnante, che teme ripercussioni, sussurra: “Vorrei abbracciarvi tutti”. Giuliana diventerà stilista, L'eritreo dirigerà un giornale satirico per la formazione politica.
Sapranno che siete miei testimoni se vi amerete tra voi”, dice Gesù. Giuliana era ebrea, Vico aveva la mamma islamica, i compagni erano cattolici, quel gesto invece era “di Dio” e ha cambiato la classe, scintilla contagiosa per un mondo nuovo.
Dipende da me: quali scelte faccio, cosa dico, cosa faccio, dove mi metto, come sto accanto. Anche se sembra poco. “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle” (S.Agostino). Ogni gesto di bene non è nostro, ma è sempre bene-comune, come un piccolo sasso che smuove un intero lago.
Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira diceva (1954): “Le città hanno un volto, un'anima e un destino: sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora misteriose abitazioni di Dio. La persona umana si radica nella città come l’albero nel suolo. Negli elementi essenziali (la casa, il lavoro, la chiesa, le strade, la scuola, l’ospedale) trova strumenti per superare ogni crisi”.
Contro le città come insieme di corpi separati o serie di strati non comunicanti (di ceti, etnie, interessi) Giuseppe Lazzati esortava a “costruire la città dell’uomo a misura d’uomo”. La Pira e Lazzati sono figure del ‘900 come tanti laici: appassionati, pensatori, lavoratori, imprenditori, politici. Ci interpella il ruolo dei laici non solo se credenti, ma quanto e soprattutto perché credibili.
Non ci rendiamo conto di cosa può fare un gesto d’amore: considerandolo poca cosa ci arrendiamo, se invece capissimo che si tratta di una scintilla nel pagliaio scopriremmo la potenzialità di luce, di calore, di energia, di vita, di speranza che c’è in ognuno per il bene-comune. E Dio conta proprio su questo. 

 

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