Celebrazione della Passione del Signore
Quanta sofferenza, quanto male colpisce l’innocente! Nelle scene della passione in questa giornata non possiamo non far scorrere davanti ai nostri occhi le immagini terribili che vengono dai paesi segnati dalla guerra, dalla violenza umana e naturale. Non possiamo non far passare la sofferenza di tante persone che hanno perso un loro caro in circostanze tragiche; non possiamo non mettere davanti il male di chi soffre la malattia o la sottovalutazione della propria persona. Davanti a tutto questo male che scorre davanti i nostri occhi e alle nostre orecchie, si eleva un grido di disperazione, un grido disperato: BASTA! Dove sei Signore? Perché permetti tutto questo?
«Il dramma del mondo non è che alcuni fanno il male» diceva il fisico ebreo Albert Eistein «ma che la maggioranza non si oppone al male». Chi si è opposto al male? Dio, il figlio di Dio si è opposto al male, passando dal male più grande la croce.
Quante volte guardando alla croce pensiamo alle sofferenze, ai dolori, alle fatiche… La croce però con Gesù non diventa il peso che siamo chiamati tutti a sopportare. Con Gesù la croce diventa invece l’opposizione al male, la grande misura dell’Amore che può vincere tutti gli ostacoli della vita, anche la morte, se però crediamo nella forza della vita e nel desiderio sempre di trovarla.
Il vangelo di questa liturgia solenne ci ha fatto contemplare uomini che non hanno creduto nella forza della vita, nella loro vocazione, uomini che si sono abbandonati al male nella disperazione: Giuda che riconosce l’errore e si suicida, Pilato che decide d rimanere indifferente rispetto alla scelta del popolo di uccidere quel condannato innocente, le guardie che invece di custodire un ordine deturpano il corpo del condannato, i ladroni sulla croce e i teologi del tempo, che abusano delle Scritture per calunniare l’uomo di Nazareth. La risposta di Dio al male è il silenzio e il rifiuto di quelle mezze misure, simboleggiato dal quella “bevanda anestetica” che Gesù rifiuta. L’amore non conosce le mezze misure o i patti trasversali, l’amore si dona tutto, fino in fondo, perchè crede nella potenza della vita che va oltre ogni sconfitta e morte.
E la vittoria della vita si ha nell’apertura del velo del tempio, porta che apre a una nuova speranza, a una nuova creazione, dove l’uomo è chiamato alla risurrezione dalle sue colpe, dai suoi mali, dai suoi orrori. Nel grido innocente del venerdì santo riecheggia il desiderio di vita che Dio continua ad avere per l’uomo, riecheggia il grido di una nuova creazione che Dio vorrà sempre compiere nel Figlio con l’uomo. E’ la creazione che ha sperimentato il Cireneo nel riconoscere in quell’uomo non un condannato, ma la forza dell’amore che nella sua fede non cede alle cadute, è la creazione che ha sperimentato la guardia straniera e pagana professando la sua fede in quell’uomo che ha attraversato il buio più oscuro dell’uomo, la morte con la forza dell’amore, la vita.
Lasciamo allora che oggi nel nostro cuore Gesù muoia nelle oscurità delle nostre lontananze, delle nostre distanze e ferite tra noi e Lui, lasciamo che Gesù muoia, cioè doni la sua vita per desiderare che noi da queste ferite possiamo risorgere e rinascere. Questa è la croce: mistero di vita, speranza di una nuova creazione che solo l’Amore può compiere. Questo vuol dire portare la croce: avere il desiderio che la nostra vita sia sempre espressione fino all’ultimo di un desiderio di amare tutti, ma anzitutto di amare le nostre ferite, perchè in essi, lì, Gesù ci dona la sua vita di Figlio, e ci fa entrare nella gioia del suo paradiso: la gioia dell’amore del Padre, amore che vince e vincerà sempre sul male, sulla morte.