Umiltà

Su ali d'aquila

Domenica 10 settembre 2023 • II dopo il Martirio di Giovanni


Quale è il segreto della libertà che riconosce una luce nel suo cammino? Quale è il segreto di Isaia che riconosce nella distruzione del suo popolo una luce di vita e di speranza? Quale è il segreto di Paolo che vede nella risurrezione la parola di Vita che sconfigge ogni male, che sconfigge la morte? Quale è il segreto dell’agire di Gesù, che dice che ogni cosa che vive e compie lo vive nel Padre? Il segreto è un atteggiamento, una predisposizione del cuore, un esercizio che la nostra umanità soprattutto nel nostro tempo, si sta dimenticando di fare, tutta presa a soddisfare il proprio io, le proprie esigenze, la propria narcisistica realizzazione: l’umiltà!

Quanti papi e vescovi hanno usato questa parola per segnare il loro ministero: penso a San Carlo Borromeo, penso al Beato Giovanni Paolo I. Cosa vuol dire essere umili? L’uomo o la donna umile non sono persone che si umiliano, che si sentono schiacciati dal peso. Al contrario! Maria nel canto del Magnificat ci dice chiaramente come Dio ha guardato l’umiltà della sua serva, come il Signore ha abbassato i potenti e innalzato gli umili. Il cuore umile è il cuore che si predispone sempre ad un incontro, è un cuore disarmante dalle false corazze dell’io sono, è un cuore che desidera vivere il profumo del volto dell’altro. Ed è in questo atteggiamento che i grandi sogni della vita trovano compimento, trovano una grande realizzazione. Maria, la piccola adolescente di Nazareth diventata la Madre di Gesù ne è la prova! E quindi non possiamo esentarci dal pensare che questo atteggiamento Gesù lo ha imparato da Maria, da quel modo di sua Madre di affidarsi a Dio nei giorni di luce e anche nei giorni di tenebra, sempre cercando la Luce che è il suo Amore.

Gesù vive quindi il suo ministero con questo atteggiamento. Vive la pienezza della sua libertà, andando oltre i confini umani che certe interpretazioni della legge imponevano, per rimanere sempre in ascolto profondo di quell’agire del Padre che anche nel più piccolo e miserabile granello di terra vede una luce di Vita.

Ed è così che dovrebbe essere la nostra testimonianza, la nostra vita. Non una testimonianza di belle parole preconfezionate, ma una testimonianza che è educata, che è accesa dalla vita, dagli incontri, legami, relazioni che viviamo ogni giorno e che ci invitano sempre a cercare il volto del Padre nei fratelli e a saperlo donare. Gesù è quindi l’amico che ci accompagna in questo processo di crescita della nostra fede, non il maestro sulla cattedra, ma il maestro che si affianca, che ci da lo Spirito di consiglio sul nostro modo di riflettere e agire.

L’uomo e la donna umile ai giorni d’oggi, ai giorni in cui si mette sempre davanti il proprio interesse, il mio IO, sembreranno uomini e donne sconfitti, presi in giro da questo tempo. Ma agli occhi di Dio e della sua Chiesa sono questi i veri testimoni della risurrezione, i veri testimoni della vita, perché non hanno messo davanti a sé, ma i fratelli e nei fratelli il vero amore. Si sono spogliati di sé, per lasciarsi guidare come bambini da quell’Amore che è principio e compimento della nostra esistenza terrena. In quell’Amore segnano i passi del loro cammino, compiono il discernimento, in quell’Amore trovano ogni giorno una Via di Risurrezione, la via della Vita. Ed è in questo atteggiamento che anche la Chiesa speranza nel suo annuncio, speranza che la incoraggia a non demoralizzarsi, ma essere ancora la luce che guida al Risorto, che orienta i passi dell’uomo a Colui che è la Vita.
 

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