Domenica 2 novembre 2025 • Commemorazione dei fedeli defunti
Questa giornata così forte e carica ci porta al contatto più profondo con il mistero della morte. Mistero a tal punto che san Francesco nel cantico che compose 800 anni fa la chiama sorella. Perchè?
Rischiamo di vivere questa giornata passando dalle tombe dei nostri cari o pensando a chi già vive la vita del Cielo con queste parole: lo abbiamo perso, ci ha lasciato… frasi che applichiamo se ci pensiamo bene anche agli oggetti quando li perdiamo o non funzionano più. Eppure allora perchè Francesco di Assisi chiama la morte sorella?
La Parola che abbiamo spezzato ci invita a guardare a Gesù, il quale non ha fatto tacere il passaggio che tutti siamo chiamati a vivere, ma l’ha trasformato. Sì Gesù trasforma questo passaggio della vita non più in un abbandono o peggio in un dimenticare, ma in una occasione di amore. Quell’amore anzitutto che il Padre ha nel Figlio per ciascuno di noi: niente di quello che vive andrà perduto, perchè tutto ciò che siamo, tutto ciò che viviamo è frutto dell’Amore. Si potrà perdere l’odio, la violenza, il falso piacere, il modo sciocco, stupido e vuoto con la quale viviamo la nostra vita odierna, ma non l’Amore. L’Amore vero è quello che da Vita, quello che da senso alla Vita, l’Amore vero è una scintilla di luce che dice chi siamo: siamo chiamati all’Eternità già qui, ora e non moriremo mai. Credere in Dio vuol dire credere nella forza e nella potenza dell’Amore, dell’Amore che da, dona, genera la Vita!
E questo credere allora che ci invita a continuare a vivere questo viaggio non ansimando o fermandoci al ricordo nostalgico, ma invece a saperlo vivere con la Speranza. Sperare non vuol dire attendere, ma lasciare giorno dopo giorno spazio a quella mano che desidera condurti verso il senso della vita: la mano della fede e la mano della carità. Per questo Peguy definisce la speranza bambina: perchè è la virtù più difficile, chiamata a crescere accarezzata e accompagnata dalla fede e dalla carità, le due sorelle maggiori. Il Volto della Speranza è Gesù, le sue mani sono la carità e la fede: questo volto che da e dona tutto sé stesso è quello da accogliere in noi ogni giorno. In noi che siamo cercatori di infinito, desiderosi di cielo, che siamo cercatori di un senso. La celebrazione di oggi non è quindi nostalgia o pianto, ma è quel bacio tra cielo e terra che desideriamo anche noi vivere, come una mano sulla spalla che ci incoraggia, che ci sprona a vivere pienamente la nostra vita nell’Amore.
Oggi ci fermiamo quindi davanti ai nostri cari non per la nostalgia, non per un ricordo fermo, ma per gustare quell’Amore che è pane, vino, che è ringraziamento e nello stesso tempo che è profumo di eternità, di un per sempre che deve abitare ogni giorno e ogni ora del nostro cammino, perchè siamo nati e non moriremo mai più (Chiara Corbella Petrillo)! Questa è la nostra fede, questa è la nostra speranza!